Questa recensione sarà un cicino più sistematica e seria delle mie solite, o almeno proverà ad esserlo. Prima di scriverne qui ho cercato un pò in giro e dello shampoo Cadum e di questa azienda non ho trovato recensioni in lingua italiana, mentre abbondano abbastanza in inglese, e, come è ovvio, in francese.
Ne ho dedotto che o sono particolarmente stravagante io ad averlo voluto provare o è stato abbondantemento provato ma non valeva la pena recensirlo. Fatto sta appena l’ho visto dal mio morocco-boy (per chi non lo conoscesse, è il provolone che presiede ad una delle due macellerie halal davanti la fermata del bus 101 – la linea ammiraglia di Palermo. La sua macelleria/drogheria è il posto dove vai a cadere se scendi un pò troppo energicamente dal predellino del mezzo) ne ho comprato un campioncino al modico prezzo di un euro e trenta, che di certo, per la quantità, è una piccola fortuna. C’erano due varianti: una gialla all’uovo ed una marrone all’uovo e ghassoul. Nonostante m-boy mi consigliasse la versione gialla ho preso quella marrone proprio per questo ingrediente aggiunto. La cosa che mi ha affascinato, e che continua ad affascinarmi quando mi vado a cercare certi prodotti, è che la Cadum è una azienda vecchia più di un secolo e sopravvissuta a tutta una serie di passaggi di mode e di proprietà senza cambiare sostanzialmente prodotto. La Cadum è stata fondata nel 1907 da un farmacista e da un broker; facevano soltanto balsami al cadum (l’olio di ginepro), poi hanno tirato fuori una famosissima saponetta e sono diventati un marchio.
La prima volta che ho saputo della Cadum è stato proprio tramite questa pubblicità appunto. C’è un bel bambinone sorridente come piaceva ad inizio novecento e questo, non so perché, a me fa pensare a Pollon combianaguai la beniamina di tutti gli dei. E infatti poco dopo la Cadum ha fatto il talco…oltre che molti prodotti di bellezza per signore.

Fatto sta che la condizione di bebé Cadum è diventata talmente iconica che quando hanno rilanciato la linea con lo slogan “Je ne suis pas un bebè Cadum” questa ha avuto un successone dimostrando proprio il contrario del reclame. Recentemente il marchio è stato acquistato da un altra azienda superfrancese, la L’Oreal (perché loro valgono), e sta avendo una operazione di ampiamento e rilancio.
I prodotti Cadum sono da allora facilmente reperibili in tutte le principali catene commerciali francofone come Auchan e Carrefour ma soprattutto sono uno dei marchi portanti nelle zone che erano una ex-colonia, come il Marocco, ed il cerchio si è chiuso.
Riguardo al mio acquisto, è della dimensione giusta per essere un ottimo formato da viaggio che non crea problemi nel bagaglio a mano ed offre la comodità di avere con se uno shampoo liquido di cui si conosce almeno qualche cosa senza quindi dover affrontare il mistero degli shampini degli alberghi, che possono essere piacevoli sorprese di pulizia e luccicore così come parenti stretti dello Svelto piatti (non so se avete notato che infatti sono soventemente verdi…).


Il packaging è quello della confezione regolare, però in formato mini da 50 ml, ho costatato che è quasi tutto scritto in arabo tranne l’inci bilingue che a primo acchitto mi sembrava arabo per via delle dimensioni. La consistenza è cremosa, il colore è un marrone fango traslucido, quasi brillantinoso, l’odore è piacevole, sa di una cosa che ti lava per bene. Si tratta di una formula due in uno pertanto non serve balsamo. Si diluisce facilmente e ne basta poco. Per lavare lava e fa il suo dovere anche come balsamo, avevo su in testa dell’olio e lo ha tolto per bene senza lasciare nessuna sensazione pagliosa, la cute è contenta.
Ma andiamo all’Inci, e qui viene la dolente nota, ci sono dei filmanti e anche altri prodotti che il bio-dizionario cassa come rossi e quindi come inquinanti per l’ambiente  (anche se non dannosi per il capello). E’ un equivalente ai prodotti L’Oreal insomma, e mi pare di capire che sia un Cadum senza cadum con l’aggiunta però dei più dannosi prodotti scintillanti della industria che ne comprato il marchio.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio però, ed anche se l’inci lo potevo controllare prima di comprare e provare, continuerò comunque a sperimentare prodotti acquistati in bottegucce etniche perché è più forte di me.

Inoltre devo dire che la formula, siliconi e controsensi a parte, non mi è affatto dispiaciuta, mi sembra anzi molto carina, e cercherò sicuramente di riproporla in versione bio e casalinga visto che anche le marche bio che propongono shampoo al ghassoul hanno una formula “rossa”. La voglia di giocare al piccolo chimico impera. E’accolto qualsiasi suggerimento.